Un diploma del Visconti del maggio 1365, seguito da un altro datato 12 febbraio 1366, enumera tutte le terre che Regina gli portò in dote, comprendendo anche Urago del distretto di Brescia, Pumenengo e Fiorano della Diocesi di Cremona, la Calciana della diocesi di Bergamo e il territorio di Galegnano.

Il 26 gennaio 1380 Regina, dopo aver ottenuto il permesso di Barnabò, incaricò il suo procuratore Franciscolo del Maino di iniziare le trattative per la vendita della Calciana ai fratelli Fermo, Marco e Antonio Secco di Caravaggio.

La cessione venne conclusa, per un prezzo di 18 mila zecchine, nell’aprile di quello stesso anno ma riguardò soltanto la porzione superiore del feudo: la Calciana inferiore restò infatti di proprietà di Regina fino al 18 agosto 1382, quando la cedette a un consorzio di compratori per la somma di 12 mila fiorini d’oro.

Certamente non pressata da preoccupazioni di carattere economico, Regina della Scala doveva avere ben altre ragioni per desiderare di disfarsi di quelle terre: secondo quanto riportano talune testimonianze coeve, infatti, la zona doveva essere paludosa e pericolosa e lo stesso borgo di Calcio, che pure vantava origini illustri e un passato di gloria, forse proprio per l’incuria dei suoi Signori era ridotto a uno stato di grave povertà, semidisabitato e poco ospitale.

L'ascesa della Famiglia Secco

In queste condizioni, dunque, la famiglia Secco acquistò il feudo dando il via a quella vera e propria ''signoria'' del loro casato confermata dal trapasso di tutti i diritti sovrani che Beatrice della Scala aveva fino a quel momento esercitato sul feudo.

L’origine di questa nobile e ricca famiglia che tanta importanza ha avuto della storia di Calcio è da ricercarsi nell’area di Caravaggio.

Il dominio su Calcio della signoria dei Secco fu pressoché assoluto e rappresentò il motivo giuridico per cui alla famiglia venne riservato un posto distinto trai feudatari della Lombardia tanto che, per molto tempo, essi furono esentati dal pagamento di ogni genere di tasse nonostante le proteste e le pretese delle autorità milanesi e cremonesi.

Calcio riuscì a mantenere questo suo privilegio fino al 1757, quando la regia giunta del censimento stabilì in un importo annuo di tremila lire le esenzioni dovute dalla Calciana.