La Calciana, posta sul confine tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, esonerata da ogni contribuzione, separata e circoscritta nella sua amministrazione, era come un porto franco in mezzo agli attigui paesi. ed era a poco a poco divenuta il centro e il ricettacolo di tutti i contrabbandieri, l’emporio delle loro merci.
La Calciana, quindi, fu al centro di un’intensissima attività di contrabbando soprattutto durante i secoli XVII e XVIII.
Secondo gli storici l’origine delle attività clandestine di contrabbando era da ricercare nei privilegi goduti da queste terre e nella loro posizione di confine. A quei tempi era molto facile incorrere nel reato di contrabbando, in quanto tutte le merci, ogni qualvolta superavano il confine de territorio di una città o di uno stato, venivano sottoposte al pagamento di un dazio. Poiché le tariffe dei dazi erano sempre molto elevate e finivano con l’incidere vistosamente sul prezzo della merce, il contrabbando garantiva un prezzo competitivo ed un margine sicuro di guadagno.
Il governo milanese fece sempre il possibile per arginare questo fenomeno, che danneggiava le finanze dello stato ma, nonostante le pene severe previste per il reato di contrabbando, non riuscì mai a debellare questo fenomeno, al quale era strettamente connessa la diffusa criminalità, altra piaga sociale che caratterizzava le comunità della Calciana.